Se è vero che, opportunamente torturati, i dati possono dire qualsiasi cosa, deve essere stata la sua indisponibilità a indossare le vesti di torturatrice a causare la rovina di Erika McEntarfer. A capo del Bureau of Labor Statistics (Bls), l’agenzia governativa Usa responsabile dei dati mensili sull’occupazione, il presidente Trump l’ha licenziata un minuto dopo aver saputo che il suo ultimo rapporto smentiva la marcia trionfalistica dell’economia americana sotto la sua guida. Sono solo 73 000 i posti di lavoro in più nell’ultimo mese, recita il rapporto, e, ancora peggio, a maggio e giugno ne sono stati creati 258 000 in meno rispetto alle stime precedenti.
Tanto è bastato. «Ho dato ordine al mio team di licenziare questa incaricata politica di Biden, IMMEDIATAMENTE», (non possiamo fare altrimenti che adottare il ricorso alle maiuscole del presidente americano) ha scritto Trump su Truth Social. «Sarà sostituita con qualcuno molto più competente e qualificato. A mio parere, i numeri di oggi sull’occupazione sono stati truccati per mettere in cattiva luce i repubblicani e me».
Ci sono tutti i segni che caratterizzano le condotte autoritarie: il deliberato complotto, la persona inaffidabile venduta ai nemici, gli errori per insipienza o incapacità e la pronta risposta di chi comanda e ristabilisce l’ordine delle cose. «Nessuno può sbagliarsi così tanto. Abbiamo bisogno di numeri precisi sui posti di lavoro. Numeri importanti come questo devono essere equi e accurati, non possono essere manipolati per scopi politici», ha chiosato ancora Trump.
Come dire che d’ora in avanti verrà esercitato il massimo controllo sui numeri che dovrebbero descrivere la realtà economica e non solo quella. Non per niente il Segretario al Tesoro Scott Bessent si è precipitato a difendere il licenziamento: «Ripulire il Bls era qualcosa che avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa».
La storia ci insegna che l’ira dei dittatori può essere molto pericolosa, per esempio, seppur non ci siano prove che Josif Stalin abbia davvero fatto giustiziare il responsabile dell’ufficio statistico, sappiamo per certo che le purghe sono state frequenti e che i membri di quella istituzione hanno avuto vita difficile. Oggi, nell’America di Donald Trump, il conflitto tra potere e libertà di fare scienza sta diventando sempre più acuto e stringente. «Perfino la definizione di “scienza” non è più al riparo dal controllo politico. Con due ordini esecutivi e una serie di azioni distruttive, come l’attacco frontale al sistema universitario, la Casa Bianca si è attribuita il potere di decidere quali ricerche siano utili e allineate ai valori americani», commenta sulla sua newsletter Fabio Sabatini, ordinario di economia politica alla Sapienza, che sistematicamente dà dello scontro in atto.
È pur vero che quest’ultimo intervento del tycoon ha riunito velocemente un gruppo critico che comprende due ex commissari del BLS, tra cui William Beach, nominato dallo stesso Trump. In particolare i critici hanno contestato l’accusa che McEntarfe abbia deliberatamente alterato i dati per motivi politici. «Questa motivazione per il licenziamento della dottoressa McEntarfer è priva di fondamento e mina la credibilità delle statistiche economiche federali che sono una pietra miliare per un processo decisionale economico intelligente da parte delle imprese, delle famiglie e dei responsabili politici», si legge nella dichiarazione del gruppo Friends of Bls.
«Licenziare la commissaria, quando la Bls rivede al ribasso i numeri dell’occupazione minaccia di distruggere la fiducia nelle istituzioni americane fondamentali e in tutte le statistiche governative», ha aggiunto Arin Dube, economista dell’Università del Massachusetts. Un vero danno per le attività economiche.
Insomma, se la difesa dell’indipendenza della ricerca scientifica non è sufficiente, dobbiamo sperare che sia almeno l’economia a porre freni allo strapotere di quest’uomo pericoloso?
Eva Benelli